La stagione della falce by Shannon Samantha

La stagione della falce by Shannon Samantha

autore:Shannon, Samantha [Shannon, Samantha]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Salani Editore
pubblicato: 2015-01-13T23:00:00+00:00


Mi svegliai con il suono dei fucili nelle orecchie.

Avevo la pelle fredda e appiccicosa, ma internamente bollivo. Il ricordo mi era penetrato dentro come un fuoco ustionante. Mi pareva ancora di vedere Finn con i muscoli del viso contratti dall’odio; Finn che soleva chiamarmi ‘Pip’.

Mi liberai con un calcio del sacco a pelo. A tredici anni di distanza, udivo ancora i colpi di fucile. Vedevo ancora Kay con gli occhi sbarrati nello shock della morte e il sangue sulla camicia. Centrata al cuore. Fu quello a indurre Finn ad avventarsi contro i soldati e a lasciarmi da sola, rannicchiata sotto la carriola di Molly. Urlai e urlai il nome di mio cugino, ma non tornò più indietro.

Non lo rividi mai più.

Non ricordavo molto di quello che era successo dopo. So che qualcuno mi aveva riportato a casa. So che avevo pianto per Finn finché non mi aveva fatto male la gola. E so che mio padre non aveva permesso a zia Sandra di vedermi mai più e io l’avevo rivista solo al suo funerale. Dopo di allora non avevo più pianto. Le lacrime non riportano indietro le persone. Mi asciugai il sudore dalla faccia con la camicia. Evidentemente mi trovavo ancora sul terreno di Magdalen. Mi girai su un fianco, così intirizzita che non mi sentivo i piedi, e mi raggomitolai tutta.

Il fuoco doveva essersi spento. Pioveva, ma non ero bagnata. Alzai il braccio e le dita incontrarono una sorta di tettoia di tela, un temporaneo riparo dagli elementi. Mi infilai il cappuccio della giacca e provai a uscire allo scoperto.

«Decano!»

Non c’era traccia di lui. O della cerva. O del fuoco.

Già tremavo per il freddo, ma cominciai a tremare ancora di più. Dov’era andato? Possibile che fosse ancora in Sheol I? D’altra parte non avevamo nemmeno mai lasciato Sheol I, perché Magdalen e il suo terreno facevano parte del complesso residenziale. Ci eravamo allontanati solo di un miglio dal punto freddo, se mai ce n’eravamo allontanati.

Si stava alzando il vento. Mi rannicchiai sotto la tettoia. Era assurdo che mi avesse lasciato da sola, non ce n’era motivo. Forse la spiegazione era che in realtà avevo dormito molto poco. Mi infilai i calzini e le scarpe e controllai meglio il contenuto del sacco a pelo. Con sorpresa, trovai alcuni oggetti: un paio di guanti, una siringa ipodermica di adrenalina, una sottile torcia argentea infilata in una fodera, uniti a una busta di carta di manila sulla quale era scritto il mio nome. Riconobbi la scrittura del Decano e aprii la busta.



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